Ecballium elaterium
Coi generi Citrullus, Cucumis e Cucurbita, Ecballium costituisce uno dei principali gruppi che compongono la numerosa famiglia delle cucurbitacee (1.000 specie ca.).
Il suo nome generico di Ecballium (dal greco "ekballein": lanciare) gli viene dalla sua capacità di "sparare" lontano i suoi semi, disperdendoli per un diametro di molti metri.
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L'immagine propone il fiore vellutato e tenerissimo del "cocomero asinino". La pianta presenta fiori a sessi separati. Il fiore della foto è quello femminile, come rilevano i voluminosi stimmi e l'incipiente accrescersi dell'ovario.
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Divenuta ormai poco frequente, e forse sconosciuta ai più, quando le coltivazioni erano più frazionare, le discariche di materiali edili non ancora regolamentate, e più frequenti gli angolini incolti e abbandonati, questa curiosa pianta era abbastanza diffusa, tanto da essersi meritata il nome popolare di "cocomero asinino".
Amante di terreni sciolti e sabbiosi, oggi la si può trovare (dove ancora ne esistono) nella porzione più interna delle spiagge non distrutte dalla balneazione, nei ghiareti fluviali messi a nudo dalla calura estiva o, più frequentemente, nelle adiacenze dei casolari abbandonati.
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Fra salvie, gramigna ed ortiche, appoggiato al muro di un casolare abbandonato, Ecballium elaterium distende i suoi tralci a raccogliere il sole.
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Il caratteristico frutto del "cocomero asinino": un peponide pendulo carnoso ed ispido, di forma ovoidale, sostenuto da un pedicello ascendente. Se ne estraeva una droga amarissima – l'Elaterio – utilizzata nei casi di atonia intestinale.
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Assetata di sole come tutte le cucurbitali, la troveremo quasi sempre esposta ad oriente, coi tralci (privi di cirri) distribuiti in modo da ricevere la maggior quantità possibile di luce e di calore. Fiorisce a lungo producendo frutti per alcuni mesi, e se i suoi fiori (monoici) vellutati e di un color pallido sono poco vistosi, sono invece assai caratteristici e decorativi i numerosi frutti che la pianta matura per tutto il periodo estivo-autunnale. Basta sfiorarli casualmente oppure toccarli di proposito con un ramoscello – per venire investiti da un violento lancio di semi che vanno a disperdersi nel terreno circostante.
Le foglie, grassette, approssimativamente triangolari e verde cupo superiormente, hanno la pagina inferiore grigiastra ed ispida per la presenza di numerosissimi peli rigidi. Le venature sono fortemente rilevate tanto che l'aspetto e la consistenza della pianta sono quelli di una grossolana carta-vetrata.
La parte più interessante è decisamente costituita dal frutto: si tratta di un peponide carnoso e pendolo, di colore verde-azzurro, ricolmo di una sostanza mucillaginosa proveniente dal disfacimento dell'endocarpo: una sorta di denso lubrificante in cui, a maturità, nuotano numerosi semi di colore bruno. Al tatto il frutto rivela una consistenza insospettabile, che gli deriva dalla forte pressione del liquido contenutovi.
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Sezionato, il frutto del "cocomero asinino" rivela i suoi segreti: il propellente – o polvere da sparo – è costituito dal liquido vischioso e fortemente compresso. I grossi semi bruni – una ventina costituiscono i proiettili di questo "cannoncino vegetale".
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Il peduncolo che sostiene il frutto ha, tutto sommato, la funzione di un tappo: un tappo che trattiene a stento la pressione interna che cresce con l'avanzare della maturazione. Un equilibrio instabile fra due forze che si contrappongono: basterà un nonnulla a spezzarlo, e ad innescare il meccanismo di sparo di quel "cannoncino caricato a semi".
Sfiorato appena, il frutto si distaccherà dal suo sostegno "stappandosi" di colpo, e la pressione interna, trovato finalmente sfogo attraverso il foro corrispondente al punto di inserzione, "sparerà" lontano i semi lubrificati.
Capita spesso che lo scoppio di un primo frutto, inneschi poi un vero proprio fenomeno di "reazione a catena": colpiti dai semi, altri peponidi esploderanno a loro volta, con un crepitio ed una serie di sordi "scoppi" che non potranno non meravigliare chi assista al fenomeno. Ed ecco allora un suggerimento per i nostri lettori: chi avesse la fortuna di avere in giardino un angolino assolato e sabbioso, vi pianti, a fine aprile, alcuni semi di cocomero asinino: i suoi frutti decorativi, la tenerezza dei suoi fiori, e lo stupore dei suoi ospiti, "mitragliati" dai semi della pianta, lo ripagheranno largamente.
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Il distaccarsi del peponide dal pedicello di sostegno lascia aperto il foro attraverso il quale vengono violentemente "sparati" i grossi semi.
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